Ritengo inutile definire l’ansia in termini tecnici. La conoscono tutti, anche se non tutti lo ammettono.
L’ansia è il sintomo più comune di pressoché ogni tipo di disturbo psicologico. Molto spesso è del tutto comprensibile, e può essere immediatamente collegata a situazioni stressanti, ansiogene, che idealmente andrebbero risolte. Quando è possibile intervenire spontaneamente sulle cause, nessuno va dallo Psichiatra, a meno che qualcuno non ce lo trascini. Non essendo in genere possibile intervenire direttamente sulle cause evidenti dell’ansia, può accadere che ci si rivolga ad un medico.
Certamente il primo a essere consultato è molto spesso il medico generico, il quale difficilmente ha la possibilità di dedicare il tempo necessario ad individuare la natura del problema. Può così capitare che siano prescritte terapie psicofarmacologiche standardizzate, in mancanza della possibilità di seguire realmente il paziente, o anche semplicemente di monitorare il decorso.
Disturbo da attacchi di panico (DAP)
Questa è la denominazione che, da qualche decennio, si usa adottare per descrivere un disturbo che sembra avere incidenza sempre crescente.
Di certo la diagnosi di DAP è molto frequente, ma occorre considerare che qualche tempo fa non esisteva nemmeno: ad attacchi violenti di ansia con sintomi fisici si assegnavano altri nomi.
Attualmente si tende a distinguere fra stati ansiosi acuti e attacchi di panico, riservando quest’ultima definizione a stati ad insorgenza improvvisa, in cui ad un’ansia intensissima e incontrollabile si associano variabilmente segni e sintomi tipici. I più frequenti sono: palpitazioni cardiache spesso legate a tachicardia, aumento transitorio della pressione arteriosa, difficoltà respiratorie, sensazioni di oppressione riferite al torace o allo stomaco, sudorazione fredda, vertigini, disturbi visivi, sensazioni di formicolio, senso di confusione mentale, disorientamento, paura di morire (per infarto cardiaco, per ictus o per qualche malattia improvvisa indefinita), paura di impazzire.